Codogno, un anno dopo la scoperta del Covid-19 che svegliò l’Italia

Codogno, un anno dopo la scoperta del Covid-19 che svegliò l’Italia

Il 19 febbraio 2021 è stato il primo anniversario dallo scoppio della pandemia a Codogno. Il giorno in cui l’Italia si svegliò dalle clip della narrazione pandemica in Cina sui social media e si attaccò al televisore sorpresa come i medici degli ospedali e i dirigenti sanitari nazionali che non avevano pensato ad attivare nemmeno quelle misure di contenimento dei piani anti contagio che avevano redato negli anni precedenti.

Il 21 febbraio 2020, poco dopo la mezzanotte, sarà un momento che non dimenticheremo per molto tempo in Italia. In quei minuti viene ufficializzato il primo caso di infezione “autoctono” di coronavirus: il cosiddetto paziente 1, di cui verrà tenuta nascosta per molto tempo l’identità.

Mattia Maestri,  38enne, dipendente della Unilever di Casalpusterlengo, “ricoverato all’ospedale di Codogno, nel milanese, è risultato positivo al test del Coronavirus” dove l’anestesista Annalisa Malara scopre per la prima volta la polmonite interstiziale e la malattia.

Non sapevamo pressoché nulla di questo virus, e tutti ad ogni livello dovettero imparare a misurarsi con.

Dopo uno, decine di migliaia. E Codogno diventa la prima zona rossa d’Italia. E in meno di sette giorni, da Vo Euganeo in Veneto in poi i contagi si registrano a migliaia e le regioni colpite diventano nove.

Prima o poi, con fortuna o disgrazia, il virus arriva dappertutto, con i suoi ed i nostri alti e bassi, con le aperture per far rivivere commercio e rapporti interpersonali e le repentine chiusure, Con le zone rosse, arancioni, gialle e il miraggio delle bianche.

Da allora è cambiata anche la nostra percezione della crisi. Se all’inizio 3000 casi al giorno rappresentavano per l’immaginario collettivo un disastro sociale incredibile, ora 15000 casi in una giornata non fanno quasi notizia.

Sono stati aperti i drive in per i tamponi, sono state aperte tante terapie intensive. Sono stati stabiliti nuovi protocolli per i medici di base. E alla fine del 2020 è arrivato il vaccino, in tutte le varietà e formule su cui ci informano tutti i giorni.

Si può ipotizzare che alla fine dell’estate la situazione potrebbe essere sotto controllo, e far pensare di recuperare un grado interessante di normalità pre-Covid. Ma gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, come le ormai famose varianti dall’inglese in giù confermano.

Rimangono, da non dimenticare,  i numeri della pandemia in Italia: 2,78 milioni di contagiati e più di 95mila morti.