UE: varata la contrastata nuova politica agricola comune

UE: varata la contrastata nuova politica agricola comune

Le istituzioni europee del “Trilogo” – CommissioneParlamento e Consiglio – hanno raggiunto un accordo complessivo sulla riforma della Politica Agricola Comune dopo un negoziato durato tre anni, tutt’altro che scontato e che vedrà l’entrata in vigore della prossima riforma l’1 gennaio 2023.

La mancanza di un accordo, secondo Paolo De Castro “rischiava di portare alla rinazionalizzazione di una politica che è stata cemento della costruzione europea. Grazie al nostro lavoro di questi mesi, siamo riusciti a salvaguardarne la dimensione comune, evitando distorsioni di concorrenza tra agricoltori di differenti Stati membri. Abbiamo rimesso al centro il ruolo delle regioni, che continueranno a essere un attore principale nella redazione dei Piani strategici nazionali. Abbiamo finalmente inserito il terzo pilastro della politica agricola quello sociale: d’ora in poi la Pac non finanzierà più gli agricoltori che non rispettino i diritti dei propri dipendenti, ponendo fine alla concorrenza sleale verso la stragrande maggioranza degli imprenditori che invece si prende debitamente cura dei lavoratori”.

Secondo il commissario Ue all’agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, «mi riempie di grande soddisfazione poter affermare che ce l’abbiamo fatta su alcuni punti avremmo potuto desiderare un risultato diverso, ma nel complesso penso che possiamo essere contenti dell’accordo che abbiamo raggiunto», auspicando che il Consiglio agricoltura e pesca approvi l’accordo nella riunione di lunedì e martedì a Lussemburgo.

Negatico in vece il giudizio delle associazioni ambientaliste. L’European Environmental Bureau (EEB), la più grande federazione europea di gruppi ambientalisti, afferma che “In un decennio visto come cruciale per invertire la rotta e battere le crisi climatica e ambientale, non garantire il sostegno alla conversione ecologica dell’agricoltura rappresenta un grande fallimento politico, hanno detto i gruppi verdi. L’agricoltura è una delle cause principali della perdita di suolo e del collasso della fauna selvatica e contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra. La politica agricola comune 2023-2027 sarà presentata come una vittoria per l’ambiente, ma regole più deboli che mai per i pagamenti agricoli e nessun obiettivo ambientale rilevante significano che circa tre quarti dei 270 miliardi di euro del bilancio dedicato all’agricoltura andranno alle aziende agricole intensive senza alcun vincolo ecologico significativo”.