Recovery fund e rivoluzione blu: il futuro è l’acquacoltura

Recovery fund e rivoluzione blu: il futuro è l’acquacoltura

Le Nazioni Unite stimano che per il 2050 ci saranno 9,7 miliardi di abitanti sul pianeta, con una crescita di 2,1 miliardi rispetto ad oggi. La FAO (Food and Agricolture Organization dell’ ONU) stima che la domanda di prodotti animali aumenterà del 70% entro il 2050. Numeri che potrebbero far collassare l’intero settore produttivo, per cui è necessario trovare rimedio che scongiuri una crisi alimentare globale.

Una delle sfide che potrebbero aiutare si chiama Rivoluzione Blu. L’acquacoltura sarà nel prossimo futuro la fonte primaria di alimento per la popolazione.

Dovrà quindi essere responsabile ed ecosostenibile come non lo sono mai state la pesca, legale o illegale che si voglia, l’inquinamento, e i cambiamenti climatici.

Qualche numero?  Dal 1970 al 2000, la popolazione mondiale di salmoni è crollata del 60%. I tonni nell’atlantico hanno visto ridurre la quantità dell’80%, a fronte di un aumento delle catture negli ultimi 60 anni del 1000%. Negli ultimi 30 anni il pesce spada nel Mar Mediterraneo è diminuito del 70%.

L’acquacoltura ha cominciato a farsi strada negli anni ’80. Si tratta dell’allevamento di organismi acquatici e alghe. Il punto di successo è stato raggiunto nel 2016: 2016 per la prima volta nella storia si è verificato il sorpasso della quantità di pesce allevato su quello pescato.

L’Italia è nelle retrovie in questo settore tra i paesi europei. Eppure sarebbe un settore sostenibile perché il pesce è la forma di proteina animale più efficiente sul pianeta dopo gli insetti. Basti pensare che per produrre un kg di carne bovina servono dai 7 agli 8 kg di mangime (per i suini 3 kg) e 8,000 litri di acqua. Per produrre un kg di pesce serve invece in media un kg di mangime.

Eppure, complice la crisi del pescato con la riduzione delle flotte di pescherecci e del pesce disponibile in mare, fa sì che l’Italia importi l’ 80% del prodotto consumato.

Sviluppare una filiera di acquacoltura in Italia, con gli investimenti possibili del Recovery fund e sapendo sfruttare i quasi 8.000 chilometri di coste è una delle sfide prioritarie. In aiuto c’è il progresso tecnologico e i crescenti investimenti che stanno permettendo di sviluppare soluzioni che possano superare i problemi degli allevatori.

L’Unione Europea sta muovendo fondi importanti per lo sviluppo del settore dell’acquacoltura. Nel dicembre 2020 è stato raggiunto un accordo informale sulla modalità di allocazione dei 6,1 miliardi di euro stanziati per il periodo 2021-2027 nel Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA).

Per il nostro paese una sfida da non perdere.