Secondo l’Anbi, l’associazione italiana dei Consorzi di bacino, il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado medio-alto di rischio desertificazione. Seguono Molise (58%), Puglia (57%), Basilicata (55%).

Nel Nord Italia, secondo Cia-Agricoltori italiani, questa estate è a rischio fino al 50% della produzione, con danni che potrebbero arrivare a 1 miliardo di euro. Anbi e Confeuro ribadiscono come sia necessario costruire nuovi invasi (ora si raccoglie solo l’11% dell’acqua piovana) e Confagri ricorda che il 40% dell’acqua immessa negli acquedotti va dispersa per falle nelle tubazioni.

La prolungata siccità di quest’anno ha provocato e sta provocando danni alla biodiversità, sottolinea il Wwf, soprattutto a tutti quegli organismi legati alle acque interne: il prosciugamento di molte piccole e grandi zone umide, tra marzo e maggio, ha impedito o ridotto drasticamente la riproduzione di molte specie di anfibi, alcune delle quali in uno stato di conservazione già critico. Ci sono state morie di pesci in tratti fluviali e zone umide rimaste completamente a secco; inoltre l’asciutta di molti ecosistemi sta mettendo ancora di più in crisi molte specie autoctone favorendo l’ulteriore diffusione di specie esotiche.

Intanto il Piemonte, che «registra una crisi idrica peggiore di quella del 2003 e il Po ha una portata d’acqua di -72% di quello che dovrebbe essere il dato di portata naturale» spiega il presidente Alberto Cirio che giovedì ha chiesto lo stato di calamità per l’agricoltura, sono 170 i comuni con ordinanze adottate o in corso di adozione sull’uso consapevole dell’acqua potabile, cioè finalizzato agli scopi alimentari, e di limitazione o divieto di usi impropri e 10, concentrati nel Novarese, quelli che hanno dovuto ricorrere all’interruzione notturna della fornitura. «Al momento la situazione è sotto controllo per quanto riguarda gli usi civili dell’acqua potabile – sottolinea il governatore – ma abbiamo uno stato di emergenza molto grave per l’agricoltura».

fonte : Avvenire, UNCCD