Rese agricole e qualità del suolo: pianificare strategie agricole riducendo l’impatto ambientale

Rese agricole e qualità del suolo: pianificare strategie agricole riducendo l’impatto ambientale

L’analisi storica delle rese agricole può fornire informazioni essenziali sulla salute del suolo e sul sequestro di carbonio. Lo sostiene una ricerca della Michigan State University pubblicata sulla rivista Scientific Reports. “L’agricoltura si trova ad affrontare problemi importanti legati all’alimentazione di una popolazione mondiale in crescita, ai cambiamenti climatici e ai danni ambientali come l’erosione del suolo e l’inquinamento delle acque”, ha dichiarato Bruno Basso, docente e co-autore dello studio in una nota diffusa dalla stessa università americana. “Il miglioramento della salute del suolo può svolgere un ruolo importante nel combattere queste problematiche”.

I dati storici sostituiscono i test del suolo

Alla base dello studio c’era l’ipotesi che le regioni caratterizzate da alte rese abbiano un suolo di qualità superiore. Il nesso, spiegano gli autori, può apparire scontato ma l’elevata variabilità all’interno dei campi rende complessa la raccolta dei dati e le relative valutazioni strategiche per la riduzione dell’impatto ambientale (attraverso la limitazione dell’uso dei fertilizzanti, ad esempio) e la massimizzazione delle rese. Le indagini di questo tipo, inoltre, possono essere molto costose soprattutto perché richiedono un elevato numero di test del suolo per fotografare adeguatamente la variabilità dei rendimenti.

In alternativa la ricerca ha verificato l’utilità di una nuova metrica di analisi nota come zone di stabilità della resa o yield stability zones.

Analizzando non solo il livello della resa ma anche la sua costanza nel tempo, rilevano gli autori, è possibile offrire una comprensione più ampia del fenomeno considerando anche la sua variabilità su piccola scala e sul campo. L’indagine ha interessato dieci campi di mais e soia in Michigan, Illinois e Indiana, nella regione agricola del Midwest americano. I dati utilizzati evidenziavano la redditività agricola in un periodo variabile compreso tra 11 e 18 anni.

Lo studio

“Utilizzando le relazioni note tra la salute del terreno e le produzioni agricole, ipotizziamo che le aree in cui si misura una resa costantemente bassa restituiscano al terreno una quantità ridotta di carbonio che influisce sulla sua salute”, spiega la ricerca. “Su queste premesse, le zone di stabilità della resa forniscono una misura integrativa efficace e pratica della variabilità su piccola scala della salute del suolo a livello del campo”.

I ricercatori hanno scoperto che queste zone evidenziano efficacemente le differenze tra le diverse aree dei campi in base a fattori statisticamente distinti come l’incidenza del carbonio organico e la salute del suolo.

“Abbiamo testato questa ipotesi misurando varie metriche della salute del suolo nel Midwest centro-settentrionale degli Stati Uniti in campioni replicati nelle zone di stabilità delle rese, utilizzando un test del suolo comunemente usato dagli operatori dei mercati dei crediti di carbonio agricoli”, prosegue lo studio. “Abbiamo scoperto che l’uso delle ‘zone’ consente di suddividere con successo il carbonio organico del suolo relativo al campo e le metriche sulla salute del terreno in aree statisticamente separate”.

Individuare un nesso tra rese e qualità del suolo

Semplificando: “Per esempio, abbiamo visto che le zone a bassa stabilità hanno suoli meno profondi o più compatti, con densità di massa più elevate e sono situate su pendii più ripidi”, nota Basso. “Le zone instabili presentavano livelli più elevati di carbonio organico nel suolo, associati all’accumulo di scorrimento e di terriccio a causa dei processi di erosione”.

Queste scoperte, spiega la ricerca, suggeriscono che le zone di stabilità possono identificare le relazioni tra la formazione del suolo e alcune sue caratteristiche, inclusa la “capacità di trattenere acqua e nutrienti”. Inoltre, “le mappe di stabilità della resa forniscono preziose indicazioni sulla salute del suolo basate sui fattori topografici e biologici a lungo termine che si riflettono nella variazione spaziale e temporale della resa delle colture e dell’accumulo di carbonio”.

fonte: resoilfoundation.org