Cambiamenti climatici: chi saprà fermare “Il pianto dei ghiaciai?”

Cambiamenti climatici: chi saprà fermare “Il pianto dei ghiaciai?”

(di Eduardo Lubrano). Il “pianto dei ghiacciai” cioè? Il clima che cambia e che dà origine alla siccità la quale a sua volta sta seccando i fiumi e fa fondere i ghiacciai in modo che sembra che stiano lacrimando. E di poche settimane fa la tragedia della Marmolada ed è di questi giorni la spedizione “Climbing For Cimate”, promossa dalla Rete delle università per lo sviluppo sostenibile e dal Club alpino italiano – giunta alla 4^edizione – che è salita sul Monte Bianco, sabato 23 luglio in Val Veny e domenica al cospetto del Dente del Gigante e del Grand Capucin.

Anche qui le delegazioni non hanno potuto far altro che constatare come la situazione sia drammatica e che il tempo per invertire la tendenza alla fusione dei ghiacciai sia finito. A meno di un’azione così imponente e così immediata – nel senso che inizi nella giornata di lunedì 25 luglio subito alla massima potenza  – da lasciare poco spazio alla speranza.

Intanto diciamo che fusione o ritiro dei ghiacciai si intende quando i ghiacciai si fondono più velocemente dell’accumulo della nuova neve e del ghiaccio stagionali.

Cifre e proposte

In chiusura della due giorni è stata redatta una nota per sintetizzare le conclusioni delle osservazioni. Quella della RUS offre dei numeri “agghiaccianti” è proprio il caso di dirlo:

“Secondo le analisi raccolte dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, per conservare una probabilità del 50% di limitare il surriscaldamento globale al di sotto di 1.5°C entro il 2100, le emissioni globali devono iniziare a ridursi entro il 2025 e scendere del 43% rispetto al 2019 entro il 2030», si legge nella nota della Rus. «Si tratta di scadenze ormai prossime, difficilmente traguardabili in assenza di una consistente accelerazione nelle azioni di mitigazione. Perfino l’azzeramento delle emissioni climalteranti nette al 2050 rischia di essere compromesso dall’insufficiente ambizione e concretezza dei piani nazionali”

Università e Club Alpino Italiano hanno formulato alcune proposte concrete per intervenire immediatamente:

1 – individuare analiticamente e su base integrata e sistematica i rischi per la preservazione del patrimonio territoriale e le opportunità e i benefici della sua tutela e valorizzazione, attraverso valutazioni quantitative integrate e nella prospettiva degli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030;
2 – adottare più rigorosi meccanismi di pricing (il processo di determinazione del prezzo di un prodotto o di un servizio, che si può basare su un insieme di fattori diversi come i costi tenuti dall’azienda, il valore percepito del prodotto da parte dei consumatori, il prezzo stabilito dai competitor, l’andamento del mercato, il brand positioning, oltre ad altre variabili) delle emissioni, in grado di ridurre drasticamente l’impronta ecologica in tutti i settori-chiave: industria, trasporti, turismo, energia, edifici, agricoltura, acque, suolo, ecc.;
3 – individuare e implementare rapidamente misure incentivanti concrete e strumenti finanziari innovativi che il settore pubblico e privato possano impiegare per la protezione, rigenerazione e valorizzazione dell’ecosistema e dei suoi servizi, in chiave sostenibile;
4 – rivedere il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, allineando i suoi obiettivi almeno con quelli di “Fit for 55” dell’Ue e con l’azzeramento delle emissioni nette al 2050;
5 – attuare una profonda revisione dei sussidi ambientalmente dannosi riducendo drasticamente i sussidi diretti e indiretti alle fonti energetiche fossili;
6 – mobilitare investimenti, sostenere cultura, ricerca, tecnologia e innovazione per la conservazione e valorizzazione del patrimonio locale.

Chi c’era sul Monte Bianco

La 4a edizione di Climbing For Climate è stata organizzata da Università degli Studi di Brescia, Cai Brescia, Università della Valle d’Aosta, Atenei piemontesi (Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte Orientale, Università di Scienze Gastronomiche), con i patrocini di Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), Conferenza dei Rettori delle università italiane, Comitato glaciologico italiano, Club alpino italiano, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Legambiente e Universitas Montium, con la collaborazione di ARrpa Valle d’Aosta, Fondazione Montagna Sicura e Comando Truppe Alpine dell’Esercito.

fonte: impakter.it