27/8 Fiumi e siccità: un’altra faccia del climate change

27/8 Fiumi e siccità: un’altra faccia del climate change

di Eduardo Lubrano. Fiumi e siccità, un problema serissimo che per il terzo anno consecutivo presenta livelli allarmanti. Lo scrive a chiare lettere il Copernicus Climate Change Service (C3S), il servizio dell’UE che sostiene la società fornendo informazioni autorevoli sul clima passato, presente e futuro in Europa e nel resto del mondo.

Il terzo anno di seguito perché nel 2020 la siccità era già in corso ad aprile, in gran parte dell’Europa centrale, con condizioni da moderate ad estreme, ed in molte regioni è continuata per tutto il mese di giugno, facendo del 2020 dunque il terzo anno consecutivo con condizioni di siccità inaspettate, secondo il servizio di gestione delle emergenze di Copernicus.

In futuro, questo potrebbe non essere un evento così raro. A metà di questo secolo, si prevede che le siccità diventeranno più frequenti, minacciando un’ampia gamma di settori, dall’approvvigionamento idrico ed energetico al trasporto fluviale e all’agricoltura.

Fiumi e siccità: i danni reali

Un fattore notevole deriva dal fatto che i fiumi ricevono meno acqua dai ghiacciai, secondo gli esperti dell’Università di Birmingham negli Stati Uniti. Il riscaldamento nelle Alpi europee negli ultimi tre decenni, combinato con una minore quantità di nevicate, ha portato a una perdita di poco inferiore al 54% nella superficie ghiacciata dei ghiacciai dal 1850; le previsioni a lungo termine mostrano ulteriori drastiche riduzioni.

I fiumi colpiti dalla siccità perdono più della profondità dell’acqua. Meno acqua piovana significa che le acque dei fiumi non possono diluire gli inquinanti in modo efficiente; questo porta a concentrazioni più elevate di azoto e fosforo, così come di metalli pesanti e microplastiche, secondo gli esperti del consorzio di ricerca Marius. L’accumulo organico aumenta la produzione di alghe, portando a fioriture che potrebbero rendere l’acqua inutilizzabile per l’uso umano. Le acque più calde dei fiumi trattengono anche meno ossigeno rispetto a quelle fredde, il che danneggia i pesci e l’altra fauna acquatica.

Siccità: i danni alla produzione

Quando il livello dell’acqua si abbassa, anche le imprese e i mezzi di sussistenza perdono. La fornitura di energia elettrica, l’agricoltura, la produzione industriale, i fornitori di acqua e altro ancora dipendono da un afflusso costante di acqua dolce per tenere il passo con la domanda. Nel 2018, le basse acque del fiume Reno hanno reso il corso d’acqua inaccessibile per la maggior parte della flotta, in particolare per le navi più grandi e più nuove, su ampie porzioni, impedendo ai principali fornitori di trasportare merci e costringendo le aziende di tutti i settori industriali a tagliare la produzione.

Sebbene si sia trattato di una fluttuazione naturale del fiume, afferma la Commissione Centrale per la Navigazione del Reno (CCNR), i bassi livelli del fiume causano un impatto economico maggiore rispetto al passato, quando l’attività industriale e la navigazione erano meno intense. Secondo un recente rapporto, l’industria navale in Germania ha perso circa 2,4 miliardi di euro.

Fiumi e siccità: che bisogna fare?

La pianificazione è la chiave” dice il Dottor Niko Wanders, ricercatore degli estremi idrologici dell’Università di Utrecht.Il miglioramento della pianificazione e della gestione dell’acqua si basa sempre più sulle informazioni climatiche che aiutano a prevedere quando potrebbe verificarsi la siccità. La gestione proattiva dei fiumi si basa sulle previsioni di siccità; buone osservazioni in tempo reale sono fondamentaliGli esperti di C3S e SMHI stanno sviluppando un servizio che aiuterebbe le autorità e le imprese a diventare più resistenti ad eventi estremi come la siccità dei fiumi. Il servizio utilizza modelli idrologici e modelli climatici regionali per fornire proiezioni degli scarichi idrici per diversi mesi, nonché informazioni su come il cambiamento climatico potrebbe influenzare le precipitazioni e le temperature e i livelli dei fiumi verso il 2100″.

Le industrie chiave che utilizzano le previsioni idrologiche sono la gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, la gestione dei rischi di inondazione, la protezione civile, l’energia idroelettrica, il trasporto fluviale, l’agricoltura e il turismo“, sostiene il Dr. Shaun Harrigan, scienziato delle previsioni idrologiche presso il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio (ECMWF). “Le previsioni idrologiche forniscono a queste industrie un allarme tempestivo in caso di eventi estremi, quando c’è troppa o poca acqua nel fiume. Questo permette all’industria di essere più resistente agli estremi idrologici, prendendo decisioni più intelligenti con risultati socio-economici positivi“.

Fonte: Eduardo Lubrano – impakter.it