17/7 Turismo: cosa costa un’estate senza stranieri

17/7 Turismo: cosa costa un’estate senza stranieri

Quanto costa al Sistema Italia una estate senza stranieri in vacanza nel BelPaese? Secondo le stime fatte da Coldiretti al sistema turistico nazionale per le mancate spese nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir una cifra pari a 12 miliardi di euro.

Questo per gli effetti del blocco sostanziale degli arrivi dai paesi extracomunitari per i divieti e il permanere dell’isolamento fiduciario e della sorveglianza sanitaria (USA e Russia, ad esempio) mentre resta ancora pesante la diffidenza dei cittadini provenienti dall’Unione Europea.

Ricordiamo che lo scorso anno in Italia ci sono stati oltre 16 milioni di cittadini stranieri per motivi di vacanza durante i mesi di luglio, agosto e settembre che quest’anno rischiano di essere praticamente azzerati dalle preoccupazioni e dai vincoli resi necessari per affrontate l’emergenza coronavirus, e dalla paralisi quasi totale del trasporto aereo

E se il 93% degli italiani ha dato una risposta “patriottica” scegliendo l’Italia come meta di vacanza – mai così tanti anche per cause di forza maggiore – rimane un vuoto incolmabile per il sistema turistico-alberghiero.

Anche perché, come si evince dai dati “1 italiano su 4 (25%) ha scelto una destinazione vicino casa, all’interno della propria regione di residenza, nonostante il via libera agli spostamenti su tutto il territorio nazionale e all’estero. Se la spiaggia – spiega Coldiretti – resta la meta preferita, cresce il turismo di prossimità con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane, in alternativa alle destinazioni turistiche più battute, mentre crollano le presenze nelle città.”

Per gli spostamenti, poi, la stragrande maggioranza degli italiani in viaggio ha scelto di alloggiare in case di proprietà, di parenti e amici, in affitto oppure in uno dei 24mila agriturismi che spesso sono situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto. Forse sonoi luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche, ma lasciando gli alberghi in difficoltà.

Di conseguenza il resto dell’indotto turistico che riguarda la ristorazione e l’acquisto di souvenir e di prodotti “made in Italy” è rimasto in grande difficoltà. Ovviamente anche l’export dei prodotti enogastronomici italiane è in forte riduzione.