Ucraina, le risposte di Italia e Ue alla crisi delle materie prime

Ucraina, le risposte di Italia e Ue alla crisi delle materie prime

La crisi che ha colpito il settore delle materie prime e delle commodities, provocata dall’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, ha colpito duramente l’Europa e il comparto agroalimentare è tra quelli più in difficoltà. Per rispondere all’impennata dei prezzi delle materie prime per la trasformazione, dei fertilizzanti e dei combustibili, l’Europa sta cominciando ad attivare tutti gli strumenti a disposizione, così come il governo italiano.

LA RISERVA DI CRISI

Dopo l’annuncio del Commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, sono partite le procedure per mettere a disposizione delle imprese le risorse della riserva di crisi della Pac, circa 500 mln di euro, che potranno essere triplicate grazie al cofinanziamento nazionale fino al 200%, portando quindi il totale a disposizione a 1,5mld. Per l’Italia in arrivo circa 48 milioni di euro, che potrebbero cresce fino a 144 mln con il cofinanziamento e che, secondo quanto anticipato dal ministro Stefano Patuanelli dovrebbero essere destinate principalmente a zootecnico e lattiero-caserario.

DEROGA SUI TERRENI MESSI A RIPOSO

Un altro fronte sul quale la Commissione ha deciso di muoversi è quello del 5% dii terreni messi a riposo in base agli obblighi previsti dalla PAC. Wojciechowski ha infatti annunciato l’arrivo della deroga con il permesso di utilizzo di fitofarmaci. Nelle intenzioni della Commissione dovranno essere destinati principalmente a colture proteiche, cereali, girasole, nonché l’eventuale pascolamento.

LA POSIZIONE ITALIANA AL CONSIGLIO EUROPEO

Il ministro delle Politiche Agricole Patuanelli, nel corso dell’ultimo Consiglio europeo dei ministri dell’Agricoltura e della Pesca, ha sottolineato la necessità di procedere rapidamente nell’approvazione dei Piani strategici nazionali della PAC, ma nel contempo ha invitato a individuare una strategia comune per adeguare i piani alla situazione di crisi che sta attraversando tutta l’Europa.

Tra le proposte avanzate da Patuanelli l’attuazione di un regime transitorio che vada fino al primo anno di applicazione della nuova PAC nel 2023, la sospensione temporanea di alcune misure come l’aumento degli aiuti accoppiati e l’adozione di un regime derogatorio per le rotazioni e il set-aside dei terreni. In questo quadro il Ministro ha sottolineato l’appoggio del nostro Paese alla strategia europea volta ad aumentare la produzione di proteine vegetali, coerentemente con quanto previsto dal Green New Deal.

L’Italia, insieme ad altri paesi, ha inoltre presentato un documento in merito all’aumento dei costi di produzione nel settore della pesca, ha sottolineato la sua posizione in merito alla revisione delle indicazioni geografiche, alla possibilità di utilizzare il digestato da biogas come fertilizzante per l’agricoltura e alla necessità di trovare alternative ai fitofarmaci per evitare di veder ridurre le quantità di prodotti agricoli.

LA QUESTIONE DELLA SOVRANITÀ ALIMENTARE

Nell’informativa alla Camera dei giorni scorsi il ministro ha evidenziato come non sia opportuno “parlare di sovranità alimentare per il sistema agroalimentare italiano” perché “il nostro tessuto agricolo non può fisicamente garantire l’autosufficienza di tutte le materie prime necessarie per le produzioni nazionali destinate al consumo interno e all’esportazione (quest’ultima, peraltro, in costante crescita)”.

Secondo Patuanelli deve essere avviata “una seria riflessione sulla capacità di autoapprovvigionamento alimentare del nostro continente. La sovranità alimentare europea è possibile ed auspicabile, occorre però rivedere le politiche che, nel corso degli anni, hanno portato in Europa all’abbandono di alcune coltivazioni. L’obiettivo deve essere quello di assicurare che i raccolti all’interno dell’Unione Europea garantiscano gli approvvigionamenti necessari ai nostri produttori, senza ricorrere a Paesi terzi. Oggi, l’Italia importa oltre il 60% dei propri fabbisogni di frumento tenero e circa il 50% di mais e il mercato nazionale è largamente esposto alle turbative del mercato globale”.

A livello europeo, ha sottolineato il ministro, occorre verificare i meccanismi di distribuzione delle produzioni interne e intervenire sull’aumento della capacità produttiva dei Paesi membri per le colture più necessarie; a livello nazionale, invece, è cruciale avviare una discussione per definire una quota minima di autoapprovvigionamento nazionale che consenta al settore agroalimentare di affrontare con maggiore tranquillità la sempre più frequente volatilità del mercato.

GLI AIUTI PER IL SETTORE NEL DECRETO DEL GOVERNO

Lo scorso 18 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato il testo di un decreto di emergenza per la situazione ucraina con alcuni elementi di grande interesse per il comparto agroalimentare.

Queste le principali novità:

  • credito d’imposta per l’acquisto di carburante per agricoltura e pesca – alle imprese esercenti attività agricola e della pesca è riconosciuto un credito di imposta, pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del carburante effettivamente utilizzato nel primo trimestre solare dell’anno 2022. È prevista la cedibilità sul modello credito d’imposta nel settore energetico;
  • rinegoziazione dei mutui agrari e garanzia ISMEA – al fine di sostenere la continuità produttiva delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, le esposizioni in essere concesse dalle banche e dagli altri soggetti autorizzati all’esercizio del credito, potranno essere rinegoziate e ristrutturate per un periodo di rimborso fino a 25 anni. Le operazioni di rinegoziazione e ristrutturazione potranno essere assistite dalla garanzia gratuita fornita dall’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare;
  • rifinanziamento del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura: la dotazione del fondo, ai fini dell’erogazione dei contributi alle imprese, è incrementata di 35 milioni di euro per il 2022;
  • fertilizzanti: al fine di ridurre l’uso di fertilizzanti chimici e di limitare i costi di produzione, è ammessa la sostituzione dei fertilizzanti chimici di sintesi con il digestato equiparato, di cui vengono individuate le caratteristiche.

ANTICIPI PAC

Sempre nell’ottica di fornire agli agricoltori strumenti efficaci per gestire la crisi, è stato inoltre concesso anche quest’anno di ottenere una anticipazione degli aiuti diretti del primo pilastro della PAC. Il ministro Patuanelli ha infatti firmato, lo scorso 28 marzo, il decreto grazie al quale gli organismi pagatori possono concedere un anticipo delle somme dovute agli agricoltori nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla PAC in regime de minimis.

Il provvedimento consente di concedere liquidità alle imprese in difficoltà sia per le problematiche finanziarie determinate dal perdurare della pandemia di COVID-19, che per l’aumento dei costi di produzione legato al costo dell’energia e dei fertilizzanti.

L’anticipazione ammonta al 70% dell’importo richiesto per i pagamenti diretti e sarà possibile compensarla, senza interessi a carico degli agricoltori, al momento dei versamenti ordinari dei pagamenti degli aiuti PAC.

Le domande di anticipazione possono essere presentate entro il termine di presentazione delle domande per i pagamenti diretti della PAC, ovvero il 16 maggio, con possibilità di apportare modifiche fino al primo giugno.

LA RISPOSTA AGRICOLA ALLA PROBLEMATICA ENERGETICA VIENE DAL PNRR?

Il costo dell’energia rappresenta senza dubbio una problematica di primaria importanza per le imprese, non solo in questo momento storico. Per questo nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza le risorse destinate alla produzione energetica sono estremamente rilevanti.

A questo proposito, proprio nei giorni scorsi, il ministro Patuanelli ha firmato il decreto che fornisce le direttive necessarie all’avvio della misura “Parco Agrisolare”, a cui sono dedicate risorse pari a 1,5 miliardi di euro a valere sui fondi del PNRR. Il 40% delle risorse è riservato al finanziamento di progetti da realizzare nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Obiettivo della misura è sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti fotovoltaici su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, escludendo totalmente il consumo di suolo, tramite l’erogazione di un contributo che potrà coprire anche i costi di riqualificazione e ammodernamento delle strutture, con la rimozione dell’eternit e amianto sui tetti (ove presente) e/o migliorando coibentazione e areazione, anche al fine di contribuire al benessere degli animali.

Il decreto sarà ora notificato alla Commissione europea e successivamente partirà il bando che darà il via alla presentazione delle candidature dei progetti.
Il target finale da raggiungere è l’installazione di pannelli fotovoltaici per una potenza complessiva pari a 375.000 kW, contribuendo così ad aumentare la sostenibilità, la resilienza, la transizione verde e l’efficienza energetica del settore.