Riforma PAC arenata: le trattative riaprono a giugno

Riforma PAC arenata: le trattative riaprono a giugno

Dopo giorni di intense trattative è saltato il tavolo per la riforma della PAC. Dopo lo stop del giovedì, è arrivato dal Jumbo Trilogue, quello che sarebbe stato l’ultimo round negoziale tra Parlamento Ue, Consiglio e Commissione, uno stop completo il venerdì che ha rinviato al mese di giugno ogni decisione sulle misure relative al green della prossima politica agricola Ue.

Uno dei nodi è la richiesta dell’Italia di insistere sull’aumento dall’1% al 3% della dotazione nazionale per i pagamenti diretti per la gestione del rischio, “così da approcciare in modo sistemico” ha detto il ministro Patuanelli “i problemi derivanti dal cambiamento climatico e dalle catastrofi naturali”.

L’Italia si sta anche battendo per la ‘condizionalità sociale’, ovvero la riduzione degli aiuti in caso di violazione dei diritti dei lavoratori. Ma la proposta di compromesso della Commissione, che tiene in considerazione i diritti dei lavoratori e degli agricoltori, incidendo nel modo più limitato possibile sugli oneri burocratici per gli Stati non piace a tutti.

L’ex ministro Paolo De Castro “Dopo quattro giorni di negoziato, le distanze tra le tre istituzioni rimangono troppo ampie per raggiungere un compromesso.  Grazie agli sforzi di questi mesi, abbiamo raggiunto risultati importantissimi, evitando la ri-nazionalizzazione della PAC, salvaguardando del ruolo delle nostre regioni, rafforzando le misure di gestione del rischio anche nel primo pilastro, dando possibilità di effettuare programmazione produttiva a tutte le DOP e IGP, anche nel settore viti-vinicolo.

Non solo – ha proseguito De Castro – per la prima volta nella storia, la PAC riconoscerà il ruolo fondamentale dei lavoratori agricoli, con un meccanismo che penalizzerà quegli imprenditori che non rispettino le norme sul lavoro, e premierà quelli che si impegnano a garantire i più elevati standard di sicurezza”.

Senza un accordo sulla riforma della Pac, l’Europa sarà meno forte di fronte alle sfide della ripresa post pandemia e della transizione ecologica.