Occorre sbloccare l’export dell’Ucraina granaio d’Europa

Occorre sbloccare l’export dell’Ucraina granaio d’Europa

Venti milioni di tonnellate di grano sono bloccate dal conflitto con la Russia nei porti dell’Ucraina, in particolare ad Odessa.

Si tratta di una emergenza nell’emergenza, in quanto le popolazioni di mezzo mondo stanno andando incontro a una crisi alimentare di proporzioni gigantesche.

Qlache giorno fa la Commissione europea ha presentato nuove iniziative per sbloccare l’export da un paese tra i maggiori produttori agricoli del mondo.

Bruxelles propone, tra le altre cose, la creazione di una piattaforma logistica per aiutare la collaborazione tra i trasportatori europei e gli esportatori ucraini.

Se prima del conflitto il 90% dell’export ucraino transitava dai porti sul Mar Nero, il blocco navale della Marina russa ha costreto a cercare nuove vie di transito.

Nonostante il recente tentativo di facilitare l’export su rotaia o per strada, vi sono secondo Bruxelles migliaia di camion fermi alla frontiera che l’Ucraina condivide con l’Unione europea.

La durata media per attraversare il confine e superare la trafila amministrativa è di 16 giorni, ma il transito può salire a 30 giorni in alcuni casi, ha spiegato in una conferenza stampa l’esecutivo comunitario.

Il trasporto su rotaie è ostacolato dalla diversa larghezza delle rotaie ucraine, simili a quelle russe (ed ex sovietiche). La Commissione europea prevede quindi di creare una piattaforma logistica sulla quale possono più facilmente incontrarsi domanda e offerta nel trasporto di prodotti agricoli.

Sul fronte doganale, Bruxelles chiede ai paesi membri di velocizzare le autorizzazioni all’import. L’esecutivo comunitario vuole anche costruire nuove riserve per lo stoccaggio di grano per evitare che marcisca nell’attesa del trasporto.

In circostanze normali, il 75% della produzione cerealicola ucraina viene esportata (nel 2021 il paese ha prodotto 106 milioni di tonnellate di cereali, la più importante raccolta nella storia dell’Ucraina).

Circa un terzo delle esportazioni è destinato rispettivamente all’Europa, alla Cina e all’Africa.