Mais: seminare in Italia per ovviare alle tensioni di mercato causa guerra

Mais: seminare in Italia per ovviare alle tensioni di mercato causa guerra

Giulio Gavino Usai, responsabile economico di Assalzoo, l’associazione di rappresentanza dell’industria mangimistica è intervenuto alla 115ª edizione della Fieragricola di Verona per lanciare un appello, in diretta conseguenza della crisi della guerra Russia-Ucraina e dello stop forzato delle esportazioni di mais verso l’Italia con le navi ferme nei porti di Mariupol e Odessa:

«L’Italia è da sempre un grosso importatore di materie prime, soprattutto cereali e semi oleosi da cui dipendiamo dall’estero per circa il 60% del nostro fabbisogno interno.

Visto che siamo in prossimità delle semine primaverili, dovremmo seminare almeno 70-80.000 ettari in più di mais per recuperare il prevedibile calo di importazione dall’Ucraina, vista la criticità attuale, che valgono il 12% del mais che ci necessita, che è sempre un valore consistente, in maniera imprendiscibile. E nemmeno se le operazioni belliche dovessero avere una fine veloce non sarà a breve che si potrà far ripartire le importazioni.

Consideriamo che siamo anche all’interno di un mercato delle materie prime che da un anno e mezzo a questa parte è esploso in maniera fortissima. Il mais, rispetto al periodo pre-pandemia è aumentato di circa il 65/70% del prezzo originario.

Tra 15/20 giorni cominceranno le semine di mais in Italia e almeno quello che ci è venuto a mancare dall’Ucraina, che sono circa 700.000 tonnellate, si potrebbero coltivare nel nostro paese. Si tratta di circa 70-80 mila ettari da coltivare a mais.»