Lista dei paesi ostili della Russia, colpita dalle sanzioni occidentali

Lista dei paesi ostili della Russia, colpita dalle sanzioni occidentali

C’è anche l’Italia nella lista dei paesi ostili alla Russia, che il presidente Vladimir Putin ha voluto far conoscere al mondo come risposta alle sanzioni che sono state emesse contro il suo paese e la sua economia a causa della guerra non dichiarata che si sta combattendo in Ucraina.

Va detto che, dopo aver minacciato senza mezzi termini l’uso della bomba atomica, l’essere in una lista di presunti “cattivi” o meno non riparerà nessuno dalle conseguenze catastrofiche che lo scoppio sui cieli dell’Europa anche di uno solo degli ordigni nucleari in mano alla Russia potrebbe provocare.

Le conseguenze. La lista comprende tra gli altri gli Usa, i Paesi Ue, la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera e, ovviamente, la stessa Ucraina. Secondo il decreto, lo Stato, le imprese e i cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno pagarli in rubli.

Il decreto stabilisce che il rimborso in rubli dei debiti in valuta al tasso di cambio fissato dalla banca centrale è da considerarsi a tutti gli effetti valido. Di fatto la misura è solo un palliativo temporaneo per ritardare il default della moneta russa.

Le sanzioni per l’invasione dell’Ucraina adottate dai Paesi occidentali nei confronti della Russia impediscono alla banca centrale utilizzare le sue riserve di valuta. In risposta la Russia ha imposto controlli sui movimenti di capitali.

“La nuova procedura temporanea – si legge nella nota diffusa dalle autorità russe – si applica ai pagamenti superiori a 10 milioni di rubli al mese (o un importo simile in valuta estera)”. Successivamente la Banca centrale russa ha riferito che i creditori in Paesi che non hanno imposto sanzioni possono essere in grado di ricevere il pagamento in valuta estera con un permesso speciale.

Dal momento che Putin non ha la facoltà di costringere nessuna controparte internazionale a essere pagata con quei rubli – e nessuno mai lo farebbe di sua spontanea volontà con una moneta che si deprezza ogni giorno che passa in maniera esponenziale – che continuano a perdere valore e l’8 marzo vengono scambiati 1 dollaro=136 rubli. Putin tiene chiusa la Borsa di Mosca: la sua riapertura ne provocherebbe il crollo.

Domenica Moody’s ha declassato il rating del credito della Russia a CA – una tacca sopra il “default” – dopo averlo declassato allo stato di spazzatura giovedì della scorsa settimana.

L’economista americano Stephen Roach ha affermato che un default del debito sovrano russo non sarebbe un incidente isolato sui mercati finanziari e, invece, ha la capacità di riversarsi nei mercati emergenti e persino influenzare la Cina.

La Russia va chiaramente verso la palese difficoltà di poter vendere il petrolio sui mercati internazionali, e la Cina lo riceve a prezzi scontatissimi. Ma questo nel breve periodo non risulterà conveniente al gigante asiatico, dal momento che contribuisce ad accelerare il dissolvimento dell’economia finanziaria russa e ad essere coinvolto nel crollo che si attende se la guerra no avrà una rapida conclusione.