Le raccomandazioni dell’Europarlamento per il Farm to fork

Le raccomandazioni dell’Europarlamento per il Farm to fork

Una cinquantina di pagine per indirizzare le future politiche agroalimentari dell’Unione europea. Con due obiettivi principali: aumentare la sostenibilità del sistema alimentare europeo e trasformarlo così in uno strumento di lotta ai tanti volti del degrado ambientale e dei cambiamenti climatici. Non va mai dimenticato infatti che il comparto agricolo, forestale e degli usi del suolo incide per il 18% delle emissioni globali. In particolare, allevamenti e suoli agricoli, da soli, sono responsabili di un decimo dei gas serra climalteranti.

Sono le considerazioni di base che hanno guidato le indicazioni approvate dal Parlamento europeo nei giorni scorsi all’interno di una raccomandazione alla Strategia Farm to Fork della Commissione europea. Quest’ultima è il piano decennale pensato per guidare la transizione verso un sistema alimentare più equilibrato, sano e amico dell’ambiente. Molti i settori del comparto agroalimentare coinvolti. “Dal produttore al consumatore”, esattamente come dice il nome della strategia. E come ribadisce anche l’Europarlamento.

Transizione agricola: contadini protagonisti

Il testo – licenziato con 452 voti a favore, 170 voti contrari e 76 astensioni – sottolinea infatti l’esigenza di una maggiore sostenibilità in ogni fase della filiera. “Le attuali politiche dell’UE sostengono modelli agricoli dannosi per l’ambiente e aprono la strada all’importazione di prodotti non sostenibili” commenta Anja Hazekamp, deputata del Gruppo Sinistra al Parlamento europeo e relatrice del provvedimento in Commissione Ambiente e sicurezza alimentare. “Proponiamo misure concrete per ridefinire i nostri sistemi alimentari stimolando la produzione locale, lasciandoci alle spalle l’allevamento intensivo e le monocolture con elevato utilizzo di pesticidi. Un sistema alimentare sostenibile è inoltre fondamentale per il futuro degli agricoltori”.

Per fare in modo che questi ultimi ottengano una porzione congrua dei guadagni derivanti da alimenti prodotti in modo sostenibile, gli eurodeputati chiedono alla Commissione von der Leyen di intensificare gli sforzi, adeguando le regole di concorrenza. L’obiettivo è rafforzare la posizione degli agricoltori rispetto agli altri attori della filiera.

“I nostri agricoltori stanno già facendo un ottimo lavoro” osserva Herbert Dorfmann (deputato PPE e relatore del provvedimento in Commissione Agricoltura). “Quando chiediamo loro di ridurre ulteriormente l’uso di pesticidi, fertilizzanti e antibiotici, dobbiamo poi sostenerli per scongiurare che la produzione si sposti al di fuori dell’UE. Garantire la disponibilità di prodotti alimentari a prezzi ragionevoli deve continuare a essere una priorità”.

Le macroaree del provvedimento parlamentare

Quattro le direttrici delle raccomandazioni approvate dall’Europarlamento: qualità del cibo, contrasto alle emissioni di gas serra, benessere degli animali, agricoltura biologica.

In generale, i deputati europei sottolineano l’importanza che le tante proposte legislative che rientrano all’interno della Strategia Farm to Fork siano basate su una valutazione scientifica ex-ante. Non è un caso che durante la sessione plenaria di Strasburgo, sia stata quindi duramente criticata la tardiva pubblicazione da parte della Commissione del report elaborato dal Centro Comune di Ricerca Ue sull’impatto della Farm to Fork.

Riorientare le nostre diete

L’alimentazione sana è importante per aumentare il livello di benessere della popolazione, ovviamente. Ma ormai, anche sul fronte ambientale, di difesa della qualità del suolo e della biodiversità, ha un ruolo altrettanto indubbio.”Le risposte attuali, provenienti dalle politiche pubbliche e dal settore privato, non riescono ad affrontare adeguatamente queste sfide gravi e interconnesse nei nostri sistemi alimentari” si legge nel documento approvato dall’Europarlamento. “Le soluzioni prevalenti non sono riuscite a conciliare i molteplici aspetti della sostenibilità (economica, sociale e ambientale) e spesso li hanno scambiati tra loro. Hanno fatto affidamento e rafforzato un modello di agricoltura e produzione alimentare altamente specializzato, industrializzato, capitalizzato, standardizzato e orientato all’esportazione. Un modello che genera sistematicamente impatti negativi ed esternalità”.

L’assemblea di Strasburgo raccomanda quindi di contrastare il consumo eccessivo di carne, di alimenti troppo ricchi di sale, zucchero e grassi, anche fissando livelli massimi di assunzione. Grande attenzione alla questione pesticidi, responsabili dei gravi danni agli insetti impollinatori: la richiesta è di stabilire obiettivi di riduzione vincolanti sull’uso di queste sostanze chimiche da inserire nei piani strategici nazionali della PAC e di migliorare il loro processo di approvazione.

Via le gabbie dagli allevamenti entro il 2027

Ma le preoccupazioni degli eurodeputati non riguardano solo la salute degli impollinatori. Nel documento approvato viene chiesto infatti di armonizzare a livello Ue le norme per il benessere degli animali. Esplicita la richiesta di una proposta legislativa che porti alla graduale eliminazione dell’uso di gabbie negli allevamenti europei. La transizione dovrebbe essere completata entro il 2027.  Inoltre, l’autorizzazione dei prodotti animali non Ue dovrebbero essere concessa solo se in linea con gli standard utilizzati all’interno dei confini comunitari.

La posizione assunta da Strasburgo è una risposta all’Iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age” firmata da poco meno di un milione e mezzo di persone in 18 Stati membri. Già nel giugno scorso, i deputati europei avevano approvato ad ampissima maggioranza (558 voti favorevoli) una risoluzione che avanzava un phase out graduale per le gabbie negli allevamenti. Nel documento si chiedeva contestualmente di “sostenere gli agricoltori e aiutarli ad adottare pratiche agricole più sostenibili, fornendo servizi di consulenza e formazione adeguati, incentivi e programmi finanziari, per evitare una perdita di competitività e una conseguente delocalizzazione della produzione dell’UE verso Paesi terzi con obiettivi meno ambiziosi in termini di benessere degli animali”.

Più agricoltura biologica. Per tutti

Per quanto riguarda il contrasto al cambiamento climatico, l’Europarlamento sottolinea che “il pacchetto ‘Fit for 55‘ deve prevedere norme e obiettivi ambiziosi per le emissioni derivanti dall’agricoltura e dal relativo uso del suolo. Deve anche stabilire criteri rigorosi per la produzione di energia rinnovabile a partire dalla biomassa. Nel documento parlamentare si raccomanda anche il ripristino e il potenziamento dei naturali serbatoi di carbonio.

Per raggiungere un simile traguardo, serve – ribadisce la raccomandazione – una rapida transizione delle attività agricole. Importante quindi accelerare nella conversione biologica delle coltivazioni e nella costruzione di filiere di consumo di prodotti biologici locali (un campo in cui, peraltro, l’Italia è leader continentale). Altrettanto rilevante sviluppare iniziative sotto forme di promozioni, appalti pubblici e sistemi fiscali premianti, che stimolino la domanda. “ Troppo spesso – conclude l’Europarlamento – i prodotti biologici sono inseriti in una fascia di prezzo al di fuori della portata della maggior parte dei consumatori europei. Occorre quindi istituire un sistema di prezzi equi a livello dell’UE in modo che il biologico non sia più privilegio di pochi, ma possa costituire la base di un’alimentazione sana per tutti”.

fonte: resoilfoundation.org