Il rapporto INPS sfata una bufala sul Reddito di Cittadinanza 1

Il rapporto INPS sfata una bufala sul Reddito di Cittadinanza 1

Il XXI Rapporto Inps intitolato ‘Conoscere il Paese per costruire il futuro’, pubblicato all’inizio di luglio del 2022, ci aiuta a comprendere meglio la dinamica del mondo del lavoro in Italia in tutte le sue sfaccettature, e anche a sfatare qualche bufala che, più o meno ricorrente, viene raccontata ai cittadini italiani.

Quella di cui parliamo in questo post riguarda uno dei miti che sono stati costruiti nel dibattito pubblico: quella per cui chi prende il reddito di cittadinanza preferisca stare sul divano piuttosto che lavorare.

Non è vero.

Secondo i dati dell’Inps, che fotografano l’anno 2019, cioè l’ultimo utile prima della pandemia, solo circa il 30 per cento dei fruitori dell’assegno è un soggetto ‘abile’ al lavoro (i restanti sono computati tra disabili, minori, pensionati e persone che non hanno mai potuto lavorare) perché ha avuto almeno una esperienza lavorativa nei tre anni precedenti.

Costoro, che hanno ottenuto il Reddito, non solo sono una percentuale molto bassa ma hanno caratteristiche ben precise: ovvero negli ultimi tre anni hanno avuto uno stipendio inferiore alla media, decrescente anno dopo anno e con orario sempre più ridotto. Disperati hanno chiesto il Reddito.