Con l’agricoltura Smart turismo rurale, agricoltura e archeologia

Con l’agricoltura Smart turismo rurale, agricoltura e archeologia

L’estate è alle porte e sempre più persone guardano al turismo di prossimità. Il turismo rurale si re-inventa promuovendo non solo attività agrituristiche, ma anche visite a reperti archeologici. Lo sapevate che tra le vigne di Valpolicella hanno trovato un mosaico di epoca romana?

 

Uno tra i più celebri reperti archeologici in campo agricolo al mondo è il Moray tra le campagne di Cusco nelle Ande Peruviane. In questo sito ci sono tre gruppi di terrazze circolari di un diametro di circa 200 metri ciascuna composte da dodici livelli chiamate in Quechua muyu. Tra queste terrazze oltre 500 anni fa si sperimentava l’agricoltura Inca. Un antico centro di ricerca Inca per studiare sia i sistemi d’irrigazione che l’effetto della temperatura e dell’intensità della luce solare sulle piante. Oggi questo sito vive ancora in prossimità di agricoltori Quechua e attrae ogni anno 800 mila visitatori. Moray è un esempio a livello mondiale su come i siti archeologici possano vivere in un contesto rurale attraendo turisti e valorizzando la storia ed il lavoro degli agricoltori. L’Italia in questo non è da meno.

 

Nel 2020 cominciavano gli scavi tra le vigne di Negrar di Valpollicella alla Villa romana delle Cortesele. Qui sono state rinvenute le fondamenta di abitazioni romane con pavimentazioni a mosaici ancora intatti. Questa scoperta è stata possibile grazie alla collaborazione degli agricoltori del luogo che hanno rinunciato alla terra e che hanno messo in prima persona risorse utili allo svolgimento dei lavori. Una collaborazione che valorizza e promuove l’intero paesaggio: i vini della Valpollicella e i numerosi reperti archeologici. Spostiamoci nel Lazio, dove nelle campagne di Tuscania in provincia di Viterbo tra i campi di ulivi si trovano reperti archeologici etruschi risalenti ad oltre 2000 anni fa. Qui si trova la Necropoli Etrusca di San Ponente che raccoglie oltre 200 tombe e altri resti archeologici aperti al pubblico. Anche qui gli agricoltori facilitano il recupero e la valorizzazione di questi reperti, come l’azienda agricola Casa Caponetti, che organizza percorsi e collabora con ricercatori per scoprire di più di questi luoghi e la loro storia. L’ultima tappa di questo viaggio è tra le campagne della Sardegna. Migliaia di nuraghi sono ancora disseminati in tutta la regione.  I nuraghi sono antiche costruzioni di pietra risalenti alla civiltà nuragica risalenti a circa 3000 anni fa. Ancora oggi questi reperti raccontano le pratiche di antiche civiltà. Nei pressi di Cabras in provincia di Oristano, sono stati trovati in un nuraghe semi di malvasia risalenti all’età del bronzo, valorizzando l’ipotesi che in Sardegna ci fossero i pionieri della produzione di vino nel Mediterraneo Occidentale.   Questi patrimoni archeologici e agricoli vengono promossi anche a livello mondiale grazie agli sforzi della FAO e il programma GIAHS che mira a promuovere il legame tra paesaggio, storia e agricoltura.

fonte: colturaecultura.it