Politica agricola comune: il taglio del 20% proposto uccide l’agricoltura

Politica agricola comune: il taglio del 20% proposto uccide l’agricoltura

Le ultime bozze della proposta della Commissione Europea sulla PAC (Politica agricola comune) mostrano che dietro le nuove strategie di Bruxelles non si nasconde solo il rischio di tagli ai fondi agricoli, spostati verso la difesa e la politica guerrafondaia del riarmo. A preoccupare non è solo la politica, ma anche un possibile cambiamento nella distribuzione degli aiuti.

Finora l’80% delle sovvenzioni è finito nelle mani di appena il 20% dei beneficiari — le aziende agricole più grandi, orientate verso modelli intensivi. Ora Bruxelles sembra voler introdurre un tetto massimo ai sussidi annuali per ogni agricoltore, una mossa che mette in allerta le lobby del settore. La Politica Agricola Comune (Pac), rimasta invariata per anni e resa sempre più flessibile, ha perso progressivamente il legame con gli obiettivi ambientali del Green Deal. Eppure rappresenta ancora un terzo del bilancio europeo, ed è considerata un pilastro intoccabile dalle lobby.

Il contesto. Nelle bozze manca un adeguamento rispetto all’inflazione. Negativo anche il rimescolamento delle carte con la proposta di un fondo unico che accorpi agricoltura, energia, ricerca e difesa, mettendo questi settori strategici in forte competizione e togliendo alla comprensione dei cittadini europei lo spostamento di percentuali di fondi da un settore all’altro e rendendo concreta la possibilità che sia tutto a danno degli agricoltori europei che non hanno il potere lobbistico dei produttori di armi.  A confondere le idee e mascherare le intenzioni ci sono però sul tavolo una diversa distribuzione dei fondi, una serie di iniziative per il ricambio generazionale, più incentivi (anche se con meno regole) per chi si dedica a un’agricoltura sostenibile.