Il vino italiano in Cina: un business da far crescere

Il vino italiano in Cina: un business da far crescere

In attesa del Vinitaly 2019 (7/10 aprile 2019 a Verona), è in fase di svolgimento l’International Wine and spirit-show di Chengdu, in Cina dove sono rappresentate oltre 200 cantine provenienti da tutte le regioni italiane e 60 espositori uniti sotto il marchio di Vinitaly. Se si considera che 10 anni fa non esisteva export di vino italiano nel paese e negli ultimi 5 anni la domanda di vino è cresciuta del 106%

Lo scorso anno, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma wine monitor su base doganale, la Cina ha acquistato vino per un valore complessivo di oltre 2,4 miliardi di euro ed è ormai a un passo dalla top 3 dei buyer mondiali (Usa, Regno Unito e Germania). L’Italia, quinto Paese fornitore, ha chiuso il 2018 con un valore delle vendite a 142,3 milioni di euro (-0,2% sul 2017) a meno un milione di euro dalla Spagna, al quarto posto e con una crescita del prezzo medio del 3,1%. Market leader, sebbene in calo (-7,2%), è sempre la Francia (903 milioni di euro), seguita da Australia (660 milioni di euro) e Cile, in rimonta anche grazie al favorevole regime dei dazi.

“Il prossimo piano industriale – ha detto il presidente di Veronafiere Spa, Maurizio Danese – punterà ovviamente molto sul mercato cinese, ce lo chiedono gli operatori delle nostre manifestazioni e per questo stiamo cercando di dare un’impostazione di sistema alla nostra internazionalizzazione. Ad esempio, attraverso la creazione in Cina di una nuova piattaforma stabile in grado di dialogare con il trade in maniera continuativa ed efficace”.